Gerda e Kay sono due bambini legati da una profonda amicizia. La scheggia di uno specchio malvagio, capace di rendere orribile e minuscola anche la cosa piu grande e bella, si poggia sul cuore di Kay e lo fa diventare cattivo. Un giorno, il bambino viene trascinato via dalla Regina delle Nevi e imprigionato nel suo castello di ghiaccio. Nonostante Kay sia ormai divenuto freddo e duro con Gerda, la piccola è decisa ad affrontare un viaggio per salvare l’amico; un’avventura che la farà diventare grande. La tematica classica della fiaba di crescita, affrontata dal grande Andersen con vivace simbolismo ed incredibile sensibilità, è amplificata dall’intimità dello spazio teatrale e qui trova nuove soluzioni espressive ed emozionanti.

Sul palco i grandi cubi con lettere ci riportano ai nostri giochi di bambini e a come semplicemente sapevano meravigliarci. Queste figure si scompongono e ricompongono animando una scenografia minimale ed evocativa che, tra luci e ombre, lascia spazio all’immaginazione dello spettatore. La parola “eternità” composta da queste forme, come nella fiaba, è un invito a riscoprire il nostro mondo come farebbe un bambino.