Lo spettacolo “Oliva Denaro”, andato in scena Mercoledì, merita alcune considerazioni a margine della rappresentazione.
Innanzitutto è un piacere vedere il teatro sempre pieno. Un teatro di 600 posti, stracolmo di persone è un segno di per sé incoraggiante; lo è ancora di più quando sono gli spettacoli di prosa a catalizzare così tanto interesse. Lo è stato per lo spettacolo di Giacomo Poretti, ha continuato con Andrea Pennacchi ed è esploso con lo spettacolo che ha visto in scena Ambra Angiolini (ma posso anticipare che proseguirà con un altro sold out in Gennaio per lo spettacolo “Delirio a Due” di Ionesco). Questo deve farci riflettere su cosa il pubblico si aspetta da un teatro comunale. Cerca si il divertimento, lo svago ma ha aspettative più ampie e gusti non scontati e mai banali. Andra Pennacchi e Ambra Angiolini sono un esempio di teatro che pone l’asticella dell’impegno a un livello più alto rispetto alla media; e lo fa in modo sapiente, con ingredienti capaci di stemperare argomenti “importanti”, e di farli assimilare senza resistenze da parte del pubblico, anzi, creando sempre più interesse e attenzione.
Questa è la grande scommessa a cui eravamo chiamati. Costruire una stagione di spettacoli in abbonamento, strizzando l’occhio al divertimento fine a se stesso, con una raffica di commedie, o alzare il tiro e proporre una stagione quanto mai variegata? La strada (la seconda, per intenderci) che abbiamo intrapreso ci sta dando ragione, e lo spettacolo di Ambra Angiolini è una sorta di cartina di tornasole.
Ma voglio spendere due parole anche su questo spettacolo. Innanzitutto il pubblico ha apprezzato la protagonista, tributandole numerosi minuti di applausi alla fine del monologo. La Angiolini ha dato prova di una maturità artistica che a teatro, più che al cinema, non trova scorciatoie, paracaduti o reti a cui aggrapparsi. Ambra è generosa nel suo darsi completamente allo spettacolo e al suo personaggio ma può farlo perché è immersa in un contesto che in qualche modo la protegge e l’aiuta a spiccare il volo. Tutto questo si chiama regia. Credo che la maggior parte degli spettatori, l’altra sera, ignorasse il nome di chi l’ha diretta, allora ve lo dico io. La drammaturgia (adattamentodal libro) e la regia, sono di Giorgio Gallione, dal 1986 direttore artistico del Teatro Archivolto di Genova. Gallione è un solido regista di riconosciuto valore ma potete fare voi stessi una ricerca per farvene un’idea.
In questo caso Gallione ha costruito uno spettacolo di forte tensione, alternando con abilità, leggerezza e drammaticità. Lo spazio scenico, ideato da Guido Fiorato, è efficace nella sua estrema semplicità: piante, agrumi, un orticello suggeriscono l’immagine di una Sicilia contadina, L’atmosfera anni Sessanta è ricreata dalla colonna sonora curata da Paolo Silvestri, incentrata sulle canzoni di Mina e delle Kessler.
Capite quante persone, oltre all’attrice protagonista sono artefici del successo di uno spettacolo? Gli attori solo la punta di un iceberg, ma quello che non si vede di uno spettacolo è sempre molto di più di ciò che c’è in scena.
Allora il mio plauso va a tutta la produzione, che ha permesso all’attrice di essere la brava attrice che tutti hanno avuto modo di ammirare e applaudire l’altra sera.
Il direttore artistico
Paolo Scheriani
Foto a cura di Laila Pozzo